Studi

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Laurent Dutriaux

Il linguaggio dell’alchimia

La trasmissione tradizionale
della sapienza alchemica

 

Le noci sono assai buone,
ma prima bisogna aprirle

1. Introduzione

ccccQuale motto di una serie di libri di fisica destinati agli allievi del liceo, campeggiava questo pensiero di Newton: «Noi attingiamo l’acqua dell’oceano con una conchiglia». Un tale invito alla modestia, di fronte all’immensità del compito da svolgere quando intraprendiamo lo studio delle leggi della natura, è evidentemente e perfettamente giustificato proprio all’inizio di un libro di fisica. Non so da quale opera di Newton sia stata tratta la citazione, ma si potrebbe pensare che il suo senso sia ben diverso da quello che gli abbiamo attribuito a prima vista, e perciò dovremo dire preventivamente qualcosa su Isaac Newton.
Isaac Newton
ccccIsaac Newton nacque nel 1642; figlio postumo di un piccolo proprietario terriero completamente illetterato, grazie ad uno zio può prepararsi all’ingresso al Trinity College di Cambridge dove viene accolto nel 1661. Dal 1665 al 1667 deve obbligatoriamente tornare nel suo villaggio natale in quanto la peste stava devastando Cambridge. Nel corso di questi due anni, al tempo ne aveva circa venticinque, scopre il calcolo infinitesimale, la scomposizione della luce e la legge matematica della gravitazione universale. Inizia a interessarsi d’alchimia e effettua i primi esperimenti intorno al 1668. Nel 1669 gli viene affidata la cattedra di Matematiche all’Università di Cambridge e pubblica progressivamente i risultati delle sue ricerche in campo matematico e fisico dal 1672 al 1684.
ccccNel 1672 viene accolto quale membro della Royal Society (la sua cattedra è oggi occupata dal cosmologo S. Hawking). Nel 1696 viene nominato ispettore generale della Zecca e sappiamo dai documenti dell’epoca che, benché non gli fosse stato richiesto, effettuò in prima persona tutte le operazioni chimiche e fisiche allora impiegate. Non si dedicò altro che allo studio dell’alchimia, fino alla morte sopravvenuta nel 1726 all’età di 84 anni, avendo tutto il tempo di supervisionare le successive edizioni dei suoi trattati di matematica e fisica. I suoi appunti sull’alchimia non sono stati mai pubblicati in extenso; si stima che rappresentino il 70% del totale dei suoi scritti. Possiamo dunque affermare che Newton, anche se non era un alchimista, conosceva assai bene la materia! Sappiamo anche che era in possesso dei principali trattati d’alchimia circolanti all’epoca e che effettuò numerose esperienze; egli aveva dunque dimestichezza con tale tipo di linguaggio.
Vete de pelerin
ccccÈ arrivato il momento di dire che fra i lavori necessari alla Grande Opera, l’adepto in alchimia deve incominciare con l’effettuare il viaggio a Compostella; alla sua conclusione il pellegrino alchimista riceve la conchiglia (o Mérelle) in cui potrà conservare l’acqua del mare ermetico. Non sarà questo che Newton cerca di comunicarci? Fin dalle origini l’alchimia, o scienza ermetica, utilizza discorsi a doppio senso per occultare le proprie cure; questo modo di procedere è conosciuto sotto il nome di diplomazia, o linguaggio diplomatico. Un testo contiene al tempo stesso un discorso essoterico, destinato al «grande pubblico», e un discorso esoterico, destinato agli iniziati. Il discorso essoterico, il cui senso è già figurato, ha qui un senso essenzialmente morale mentre il discorso esoterico è assai più prossimo a un certo concetto di retto senso evocante il processo operativo della Grande Opera.
ccccOrbene volete rimproverarmi di «forzare l’interpretazione» con lo scopo di difendere un tesi preconcetta: è vero! Ho appena applicato un processo ben conosciuto dagli alchimisti, e non solo da loro, grazie al quale certi antichi insegnamenti sono potuti sopravvivere fino ad oggi: partendo da una citazione interessante, ho cercato un’immagine presente nella vastissima letteratura simbolica alchemica, la più vicina possibile alla lettera della citazione, e da questo momento un doppio senso può essere facilmente attribuitole. Parimenti il verso di Florian che ho posto a capo di questa introduzione in sé non ha niente di ermetico ma è stato utilizzato tale e quale con un senso assai diverso in un trattato di alchimia contemporanea di cui avrò l’occasione di parlare 1.
ccccHo il dovere ugualmente di farvi notare che, dato che Newton era un profondo conoscitore d’Alchimia, ed è veramente il minimo che si possa dire, non è impossibile che il mio piccolo gioco non abbia in sé una parte di verità.
ccccIl numero dei trattati d’alchimia conosciuti è assai considerevole: il catalogo di Borel e Lengley-Dufresnoy, apparso nel XVIII secolo ne riporta solo per la Francia più di seimila e il catalogo contemporaneo della collezione Ferguson ne riporta ventimila! Inoltre questi trattati sono piuttosto difficili a leggersi; prendiamo nota dell’avvertimento dell’antico Filosofo Artefio:

E invero, non si è a conoscenza che la nostra Arte è un’Arte cabalistica? E voglio significare che essa si rivela oralmente ed è piena di misteri; e saresti tu così ingenuo da credere che noi insegneremmo apertamente e chiaramente a te, povero idiota qual sei, il più importante di tutti i segreti e saresti tu altrettanto ingenuo da prendere le nostre parole alla lettera? T’assicuro in buona fede, dato che non sono assolutamente invidioso come gli altri Filosofi, t’assicuro che chi volesse spiegare quanto gli alchimisti han scritto secondo il senso letterale e comune delle parole si troverà impegnato in un labirinto dal quale non potrà mai liberarsi; la ragione di ciò risiede nel fatto che non possiede il filo d’Arianna che lo guidi verso l’uscita, oltre al fatto che qualsiasi spesa ch’egli affronti per lavorare sarà pertanto denaro perso.

E allora come si deve dunque affrontare la lettura dei trattati d’Alchimia? René Alleau 2 ci suggerisce un atteggiamento ragionevole:

Per dare un esempio chiaro prendiamo il gioco degli scacchi di cui si conosce la relativa semplicità delle regole e dei pezzi così come l’infinita varietà delle combinazioni. Se si suppone che l’insieme dei trattati acroamatici 3 alchemici si presenta a noi come altrettante parti scritte in linguaggio convenzionale, bisogna ammettere per principio e con estrema onestà che ignoriamo completamente e le regole del gioco e l’algoritmo di cifra utilizzato. Altrimenti affermiamo che l’indicazione crittografica è composta da segni direttamente comprensibili da qualsiasi individuo, che è l’illusione immediata che deve provocare un crittogramma ben strutturato. Ma la prudenza ci consiglia di non lasciarci sedurre dalla tentazione di un senso chiaro e di studiare questi testi come se si trattasse di una lingua sconosciuta.

René Alleau spiega successivamente che i messaggi contenuti in questi trattati sono dedicati prima di tutto agl’iniziati che sono gli unici capaci di apprezzarne il contenuto, ma aggiunge che sono altrettanto indirizzati agli «iniziabili», che a costo di notevoli sforzi perverranno a emergere dal labirinto ermetico a dispetto dell’assenza del filo d’Arianna.
ccccQuando ho trattato della frase di Newton non ho fatto altro che giocare con le parole; prima di tutto è mia intenzione destabilizzare totalmente il lettore fornendogli degli elementi che gli permettano di farsi un’opinione. Il lettore deve successivamente forgiare le proprie convinzioni, poco a poco, ed è là che si nasconde il trabocchetto teso dall’alchimista e dal quale pochi arrivano a trarsene fuori. È sempre facile partendo dagli elementi forniti dagli autori costruirsi un sistema di pensiero, credendo di riconoscere nozioni familiari; questo sistema di pensiero funziona allora in maniera autonoma e finisce per soddisfarsi in sé, cosa che impedisce allora a colui che impetra di accedere definitivamente a una conoscenza superiore. Prendiamo un semplice esempio dai due atteggiamenti estremi che possono generarsi dal mio discorso sulla conchiglia e l’oceano:

Nessuno dei due atteggiamenti è a mio parere valido. Newton studiò molto l’alchimia durante tutta la sua esistenza dedicandosi a numerosissime esperienze, confrontando senza posa le indicazioni dei trattati in suo possesso molti dei quali sono stati ricopiati di proprio pugno. Traendo spunto dai trattati più oscuri egli effettuava esperienze che conduceva con grande tenacia e meticolosità in particolare nella stagione primaverile e autunnale, secondo le testimonianze dei suoi contemporanei. Newton lavorava utilizzando una metodologia scientificamente assai rigorosa; considerava realmente i simboli degli alchimisti come fattori sconosciuti e si aspettava ogni volta che l’esperienza pratica determinasse l’unica fra le diverse ipotesi possibili. Il lettore si potrà rivolgere con profitto al saggio di Betty J. Teeter Dobbs 4. Saremmo dunque obbligati a numerosi anni di duro lavoro sperimentale per intraprendere il processo alchemico?
ccccNiente di tutto ciò: i testi alchemici non sono così impenetrabili come afferma René Alleau e le confidenze di qualche alchimista contemporaneo sono suscettibili di fornire delle tracce.
ccccNon ho chiaramente la pretesa di fornire una chiave d’interpretazione generale e definitiva che peraltro non esiste; non sono uno storico delle scienze e dunque non ci si aspetti da ciò che seguirà la strutturazione di un metodo storico rigoroso. Non ho assolutamente tentato di realizzare delle operazioni alchemiche in laboratorio e dunque non avrete un testimone oculare dei processi concernenti la Pietra Filosofale. Cercherò semplicemente di mostrarvi, tentando di avocarmi il punto di vista di un Alchimista tradizionale (cosa peraltro piuttosto pretenziosa da parte mia), come un reale insegnamento può essere trasmesso agli «iniziabili» per mezzo di opere, talune assai conosciute dal grande pubblico, rimanendo al tempo stesso del tutto invisibile al lettore sprovveduto.
ccccLa mia trattazione sarà di parte e incompleta; dopo un breve excursus storico sull’Alchimia, esporrò qualche processo dell’insegnamento tradizionale, uno l’abbiamo già trattato, e qualcuna delle opere in cui si celano. Partendo da esempi semplici vedremo come un testo o un’immagine possono mostrare delle relazioni con il processo sperimentale specifico. Concluderemo questo studio trattando dello scopo reale dell’alchimia e delle sue relazioni con la scienza.

 

2. Breve tracciato storico sull’Alchimia

ccccQuesto paragrafo ha come solo scopo mostrare l’antichità e l’universalità dell’Alchimia e non pretende assolutamente d’essere esaustivo sotto alcun aspetto 5. Il primo testo cinese che fa riferimento all’alchimia (per condannare i contraffattori d’oro) risale all’anno 144 a.C.. È certo che i Greci si dedicarono all’alchimia, principalmente in Alessandria, anche se sfortunatamente i documenti originali sono scomparsi nel grande incendio della biblioteca. Il primo lavoro conosciuto risale al 300 d.C. ed è di Zosimo di Panopoli; fra gli alchimisti del periodo dobbiamo ricordare la leggendaria  Maria l’Ebrea che avrebbe inventato molti processi di riscaldamento e di reazione chimica e dal cui nome proverrebbe il bagno-maria.
ccccL’alchimia è successivamente appannaggio principale degli Arabi, principalmente con Jabir ibn Hayyan, conosciuto in Europa col nome di Geber e membro di una comunità mistica praticante il sufismo. La sua presenza diventa ufficiale alla corte di Haroun al Rashid in Bagdad (che era al tempo, ricordiamolo, la più grande città al mondo); sappiamo che era amico personale del Gran Visir Jaffar ed è almeno curioso notare che questi sono i personaggi fondamentali delle Mille e una notte in cui alcuni racconti mostrano un carattere ermetico assai spiccato. Seguirono poi Razi e Avicenna: a partire da quel periodo il pensiero alchemico conquista la Spagna, in particolare Toledo, città dalla quale le conoscenze e le dottrine mediche e alchemiche dagli Arabi si irradiarono verso l’Occidente cristiano.
ccccToledo fu riconquistata nel 1105, ma la popolazione musulmana era piuttosto numerosa e l’arabo rimase la lingua dominante. L’arcivescovo Raymond fondò nella città il grande collegio dei traduttori con l’obiettivo di consentire il transito delle conoscenze arabe verso l’Occidente. Le opere di Avicenna e di Geber erano particolarmente apprezzate, e con Alberto il Grande, Arnaldo da Vilalnova, Raimondo Lullo si avvia lo sviluppo dell’alchimia europea nel XIII secolo.
ccccIl più conosciuto degli alchimisti medievali è Nicolas Flamel, nato attorno al 1330 a Pontoise; a partire dal 1382 questo modesto pubblico scrivano poté acquistare più di trenta case ed erigere cappelle e ospedali. Morì nel 1389 e fu sepolto nella chiesa di St. Jacques de la Boucherie a Parigi (di cui oggi resta solo la Torre St. Jacques); furono celebrate messe per il riposo della sua anima fino al 1789! Il caso rimane piuttosto oscuro: Flamel afferma di essersi dedicato all’alchimia e di essere riuscito a ottenere la pietra filosofale, la sua immediata fortuna è storicamente comprovata e i trattati che egli scrisse o che gli sono stati attribuiti mostrano una notevolissima conoscenza delle dottrine e dei processi alchemici.
ccccUn altro grande nome fra gli alchimisti appare nel XVI secolo: si tratta di Basilio Valentino che ci ha lasciato due trattati estremamente interessanti: Le dodici chiavi della Filosofia e Il Carro trionfale dell’antimonio; mi limiterò a segnalare che in quest’ultimo trattato Basilio Valentino mostra quasi distrattamente che i pesci necessitano di aria per vivere, il che non era assolutamente evidente per l’epoca, e fu così fino al XVIII secolo.
ccccIl XVII secolo è teatro degli avvenimenti più sorprendenti: alcuni adepti decidono di provare agli occhi del mondo la realtà della trasmutazione dei metalli; percorrono perciò l’Europa effettuando delle trasmutazioni in vari paesi. La più famosa fu realizzata davanti a Helvetius, che ci ha lasciato una documentazione dettagliata troppo lungo da riportare in questa sede, ma che si trova citato in tutte le opere di diffusione sull’Alchimia come nel libro di Louis Figuier 6. Queste trasmutazioni colpiscono particolarmente per la precisione dei particolari riportati, anche se Louis Figuier, da spirito scientifico qual è, le rifiuta e si nota palesemente che le sue spiegazioni sono così stupefacenti come l’idea di trasmutazione può esserlo per la maggior parte delle persone.
ccccLo sviluppo della chimica moderna nel XVIII e nel XIX secolo sotto l’influenza di Stahl (di cui si ridicolizza stupidamente in Francia l’enorme apporto e la profonda originalità) e di Lavoisier (il cui lavoro considerevole è più che valido senza ricorrere alla denigrazione dei suoi antecedenti) non ha affossato affatto l’alchimia.
ccccNel XIX secolo appare un trattato molto interessante per la penna di Cyliani, che si dice fosse pervenuto alla realizzazione della Grande Opera nel 1831. Infine nel XX secolo appare in Francia il misterioso Fulcanelli, autore di due opere assolutamente notevoli: I misteri delle cattedrali pubblicato nel 1925, e Le dimore filosofali del 1929, ambedue pubblicate nuovamente da J. J. Pauvert. Eugène Canseliet, discepolo di Fulcanelli morto nel 1982, pubblica egualmente molti libri nel medesimo spirito del maestro. Ciò che balza agli occhi è il fatto che Fulcanelli (che pervenne alla realizzazione della pietra filosofale nel ’22 o nel 23) può essere ascritto fra i grandi alchimisti, e le sue opere sono le uniche in cui sia possibile trovare scritti alcuni degli insegnamenti acroamatici ricordati dall’Alleau.

 

3. Lettura di un trattato d’alchimia

3.1 La diplomazia
ccccAbbiamo visto nell’introduzione che il tema alchemico può essere dissimulato da un doppio senso attribuito a espressioni che presentano un carattere interpretativo filosofico immediato: è ciò che mostra la Statua della Signora Saggezza che orna il portale della Cattedrale di Notre Dame a Parigi.
Fregio della Sapienza, Parigi, Notre DameI libri che studiamo possono presentare un senso essoterico evidente, rappresentato dal libro aperto, e un senso esoterico accessibile solo a coloro che son capaci di leggere i libri chiusi, vale a dire codificati e perciò preclusi alla maggior parte dei comuni mortali. Ritroviamo questo linguaggio diplomatico nelle due interpretazioni che possiamo dare di una celebre incisione.
ccccUn esempio famoso di linguaggio diplomatico ci è dato da Nicolas Flamel; un intero saggio non basterebbe a esplicare il trattato di Flamel intitolato Il libro delle figure geroglifiche 7; mi limiterò a citare un passaggio essenziale di questo libro e l’inizio della notevole glossa di Fulcanelli 8. Leggiamo dapprima Flamel:

Dunque a me, Nicolas Flamel, scrivano, che dopo il decesso dei miei genitori mi guadagnavo da vivere con la nostra Arte della scrittura, facendo inventari, redigendo bilanci e controllando le spese dei tutori e dei minori, capitò fra le mani, per la somma di due fiorini, un libro dorato assai antico e molto grande; non era in carta o in pergamena come gli altri, ma composto solo da sottili cortecce di teneri arboscelli, almeno così a me sembrava. La sua copertina era in rame ben polito, tutta incisa di lettere e di strane figure che secondo me potevano ben essere caratteri greci o d’altre antiche lingue. Tanto era che mi era impossibile leggerle ed erano affatto ignote, né lettere latine né galliche che conosciamo un po’. Quanto al contenuto, i fogli di corteccia erano incisi con grande maestria con una punta di ferro in precise lettere latine colorate. Esso conteneva tre volte sette fogli… Sul primo di essi era scritto in grandi lettere dorate: Abraham Ebreo, Principe, Sacerdote, Levita, Astrologo, Filosofo, al popolo degli Ebrei disperso dall’ira del Signore, ai Galli salute.

E ora Fulcanelli:

Ma abbiamo veramente bisogno di sottolineare la particolarità di un’opera costituita da siffatti elementi? … Ci vien detto che il testo è dorato benché la coperta sia di rame, il che non è spiegato con chiarezza. I fogli sono di corteccia di giovani alberi; Flamel vuol indicare senza tema di dubbio il papiro, che fornirebbe al libro una notevole antichità, ma queste cortecce invece di essere scritte o dipinte sono incise con una punta di ferro prima di essere colorate. Non comprendiamo proprio più nulla; come può il narratore essere a conoscenza che lo stilo di cui si servì Abraham era di ferro piuttosto che di legno o di avorio?

Non riporterò il seguito, ma diciamo semplicemente che Fulcanelli rivela che la descrizione del libro corrisponde a quella del minerale che va prescelto per intraprendere la Grande Opera alchemica; materia che per il suo aspetto gli adepti indicano con il termine Liber, il libro. Per di più questo libro è rappresentato chiuso in quanto le opportune operazioni alchemiche non sono state realizzate sul soggetto dei Saggi.

Maier11.jpg (46774 byte) Sbiancate Latona e rompete i libri
Michael Maier, Atalanta fugiens, Emblema XI, 1618

 

3.2 La steganografia
ccccIl linguaggio diplomatico non è il procedimento maggiormente utilizzato in ermetismo in quanto non è possibile trovare simboli opportuni in corrispondenza di tutte le situazioni in cui può trovarsi l’Artista (nome che gli alchimisti si attribuiscono fra loro), , per il fatto stesso di essere ambiguo il processo non consente sempre di fornire indicazioni precise al lettore con il quale si cerca di comunicare. Gli ermetisti, e non solo loro, hanno preferito ricorrere a un altro processo che prende il nome di steganografia, termine che non ricorre nei normali dizionari e che si può tradurre con l’espressione «scrittura involuta».
ccccEsso si distingue dai classici processi di crittografia (scrittura occulta) dato che non è necessario ricorrere a un algoritmo di codifica più o meno complesso; è sufficiente ammantare un testo esoterico avvalendosi di un testo esoterico maggiormente interpretabile. Il «midollo sostanziale» di François Rabelais non è altro che una descrizione del processo:

Avete mai osservato un cane che trova un osso fornito di midollo? È proprio vero che questa è la bestia più filosofica al mondo, come disse Platone 9. Voi avete potuto osservare con quale devozione lo vigila, di quale cura lo circonda, con quale fervore lo conserva, con quanta prudenza lo sotterra, con quale trasporto lo rosicchia e con quanta diligenza lo succhia. Cosa lo induce a comportarsi così? Quale speranza ripone in tale comportamento? Quale beneficio desidera trarne? Nient’altro che un po’ di midollo. Sul suo esempio siate dunque saggi, per sfiorare, percepire e valutare appieno questi bellissimi libri di pelle grassa finissima… Poi, dopo frequenti meditazioni, rompere l’osso e suggere il midollo sostanziale, ovvero ciò che ho inteso per questi simboli Pitagorici 10… dato che in quella lettura troverete ben altro gusto e le dottrine le più ascose, che vi sveleranno i più alti sacramenti e i misteri più monstruosi, che riguardano la nostra religione, la condizione politica e la vita economica.

Ciò che Rabelais lascia appena intravedere è che quel «midollo sostanziale» non è solo di natura politica e filosofica come generalmente s’insegna. Le descrizioni di esperienze alchemiche sono assai numerose e piuttosto precise nei cinque libri di Gargantua e Pantagruel; mi limiterò a portarvi l’esempio più semplice che conosca, che non necessita di alcuna spiegazione accessoria.

3.3 Un esempio nell’Opera di Rabelais
ccccLeggiamo nel secondo capitolo del Pantagruel, Della nascita del temibilissimo Pantagruel:

Al fine di comprendere appieno le cause e le ragioni del suo nome, dovrete considerare che in quell’anno vi fu siccità sì grande,… con un calore del sole così veemente che tutta la terra ne fu inaridita… Così dunque la terra fu a tal punto scaldata che essa si coprì di un grandissimo sudore… furon viste uscire dalla terra grosse gocce d’acqua come quando qualcuno suda copiosamente. E il popolo semplice cominciò a gioirne, come se questa cosa venisse a loro di gran vantaggio… ma essi ne furono ingannati. Perché quando la processione fu terminata, volendo ciascuno raccogliere questa rugiada e berla a larghi sorsi, trovarono che essa era salamoia, peggiore e più salata di quanto non fosse l’acqua del mare.

lamb14.jpg (45656 byte) Qui il padre è coperto da un abbondantissimo sudore
Da cui cola la vera tintura
Lambsprinck, De lapide Philosophico, Emblema XIV, 1625

ccccHo espunto solo qualche frase di un capitolo che si estende per circa quattro pagine e non ho mutato minimamente le posizioni relative in cui esse si trovano nell’originale; non è necessario essere un alchimista avveduto per comprendere che un materiale apparentemente secco e terroso è stato posto in un crogiuolo e fortemente scaldato, il che ha determinato l’emersione in superficie di un prodotto chimico in fusione che è un sale. Infatti in questo caso abbiamo sotto una forma pressoché esplicita un’indicazione di altissima importanza pratica per colui che volesse dedicarsi alla ricerca della Pietra Filosofale!

3.4 La cabala ermetica
ccccIl terzo processo tradizionale di trasmissione della sapienza utilizza ciò che si definisce come cabala ermetica. Secondo Fulcanelli

Questa cabala, lingua veritiera, si applica ai libri, testi e documenti delle scienze esoteriche dell’antichità, del Medioevo e dei tempi moderni, e come la maggior parte dei trattati d’istruzione delle scienze antiche, redatti secondo la cabala e che la utilizzano nei loro passaggi essenziali, il lettore non può afferrare niente se non ha almeno i primi rudimenti del linguaggio utilizzato. In latino caballus e in greco kaballes indicano ambedue il cavallo da soma; ora la nostra cabala sostiene realmente un peso considerevole, la totalità delle antiche conoscenze e la cavalleria, o cabalerie, medievale, retaggio oneroso di verità esoteriche trasmesse per essa attraverso i tempi. La cabala era la lingua segreta dei cavallerizzi, dei cabalisti o cavalieri; iniziati e sapienti dell’antichità ne avevano totale conoscenza.

Vi è la possibilità, leggendo i libri di Fulcanelli o di Eugène Canseliet, di scoprire progressivamente questa lingua e di riconoscere il suo utilizzo nei testi antichi, ma questi autori devono essere letti sempre con una certa precauzione, non si dimentichi che essi sono alchimisti!
ccccPer quanto concerne il linguaggio utilizzato, l’origine è essenzialmente greca ed è talvolta possibile risalire per questo cammino obliquo al senso reale del termine. Tuttavia parole e associazioni d’idee possono essere create in una lingua qualunque e successivamente essere utilizzate dagli alchimisti di qualunque paese; per questa ragione si è parimenti formato un vero e proprio linguaggio ideografico sovranazionale, l’unico che consente di leggere esattamente il significato di un’incisione alchemica.
ccccI dizionari ermetici più accreditati consentono assai raramente di trovare il senso reale di un termine o di un disegno, pur tuttavia si possono avere delle piacevoli sorprese. In realtà un certo numero di regole consentono di costruire con continuità nuove immagini emblematiche o nuove parole, fatto che colpì grandemente il movimento surrealista, ragione per la quale ebbe così grande interesse per l’alchimia. Per gli amanti della Scienza segnalo parimenti che Fulcanelli e Raymond Roussel ebbero contatti.

Maier15.jpg (47216 byte) Che l’opera del vasaio, composta di secco e umido, t’insegni
Michael Maier, Atalanta fugiens, Emblema XV

Diamo qualche esempio; il Cavaliere Cyprian Piccolpassi scrisse un libro intitolato I tre libri dell’arte del vasaio 11 in cui spiega come lavorare la terra di Durante, la sua patria. Vediamo per cominciare in bella evidenza il termine ‘cavaliere’ che ci indica il carattere cabalistico dell’opera; il nome stesso dell’autore è simbolico: in realtà ‘Cyprian’ equivale a Cypris (Cipro), null’altro che la Venere degli alchimisti; ‘Piccolpassi’ indica il modo di procedere. Il nostro cabalista segue dunque Venere (la Natura) a piccoli passi, perciò egli utilizza la terra d’oro innestata…

Maierlux.jpg (33977 byte) A chi medita sulle cose chimiche Natura, Ragione, Esperienza e lettura siano Guida, bastone, occhiali e lampada
Michael Maier, Atalanta fugiens, Emblema XLII

Fulcanelli nelle Dimore Filosofali fa la seguente considerazione dopo aver trattato il caduceo, emblema distintivo di Mercurio: «Presso gli indiani del Nord America, il calumet che impiegavano nelle cerimonie civili o religiose è un simbolo analogo al caduceo, sia nella forma che nelle funzione». Stranamente la parola calumet è trascritta nell’indice creato da Canseliet e ci è sufficiente allora aprire il Dizionario mito-ermetico di Dom Pernety per trovare la soluzione: «Calmet = Antimonio dei Filosofi», il che non ci porta molto avanti, ma ci mostra con chiarezza che non si può leggere Fulcanelli superficialmente.
ccccNicolas Flamel, dopo aver a lungo studiato il Libro delle figure geroglifiche e non avendovi compreso niente, dice di aver intrapreso il pellegrinaggio di Compostella, e in seguito a questo viaggio, tornò fino ad Orléans per via d’acqua. Abbiamo già capito che il libro di cui si parla è nient’altro che la materia prima messa in opera dall’Artista; il soggetto, fuso assieme a un metallo scelto con cura e un sale utilizzato come fondente, sarà successivamente versato in una matrice. Quando il tutto si sarà raffreddato, si ottiene la giustapposizione di due materie solidificate, la prima di aspetto metallico sulla quale sono adagiate delle scorie nere. I due materiali solidificati devono essere separati con un colpo di martello sulla connessura e si potrà osservare sulle superfici di separazione delle crettature in forma di stella. Si tratta della stella del ‘composto’ o di Compostella, segno distintivo del felice termine della prima operazione dell’Opera. La navigazione marittima simboleggia le operazioni che bisogna dunque intraprendere.

Lamb02.jpg (32848 byte) Osservate bene e comprendete:
Due pesci nuotano nel nostro mare
Lambsprinck, Sulla pietra flosofale, Emblema II

 

3.5 Considerazioni
ccccNon ho fatto altro che sfiorare il problema dell’espressione ermetica, infatti il vocabolario della Cabala ermetica si compone in realtà di migliaia di termini in molteplici lingue; si potrebbe essere portati a pensare che qualunque parola, qualsiasi simbolo possano, adeguatamente deformati, orientarsi in senso cabalistico. Niente di più errato!
Nell’antica scrittura egiziana solo le consonanti sono rappresentate da segni fonetici, in linea di massima, e il lettore appone le vocali osservando l’ideogramma posto dopo la rappresentazione fonetica delle consonanti. Per dare un semplice esempio immaginiamo la scrittura del termine ‘arancio’ (il frutto); potremo fargli seguire il simbolo dell’oro che comporta la consonante R, e poi l’effigie del Profeta Enoc (l’esempio è puramente immaginario) che concorre a portare N e C. Il simbolo seguente sarà quello del frutto che consentirà di capire se si tratta di un agrume o del colore. Non so in qual maniera questo processo di rappresentazione si sia trasmesso 12 agli alchimisti europei del Medioevo o se invece sia stato riscoperto, ma resta il fatto che numerosi testi sono così crittati. Una conseguenza immediata è che in un simbolo, che dovrà essere sempre preso in considerazione sotto l’aspetto fonetico, è vietato modificare l’ordine delle consonanti; per contro l’aggiunta di una consonante o di sillabe, in rapporto al termine che il simbolo rappresenta, è perfettamente concessa.

Esempio: Nel linguaggio dei fiori la margherita esprime il rimpianto poiché:
marguerite = me regrette
(Nota: in francese regretter significa rimpiangere e si pronuncia con una sola ‘t’)
Per contro myosotis = non ti scordar di me non è cabalisticamente corretto.

cccc
Il levriero potrebbe essere un simbolo del lavoro alchemico in itinere poiché l’Opera lo è, ma potrebbe essere benissimo anche l’artefice, l’esecutore dell’Opera. Possiamo dunque costruire un testo cabalistico nella seguente maniera; la nostra frase da codificare è:

L’antimonio è il soggetto dei saggi (ovvero la materia della Grande Opera)

ccccIn latino l’ordine delle consonanti è il medesimo che in ante omnia, e dunque antimonio è equivalente alla traduzione delle parole latine: «prima di tutte le cose», e se l’antimonio vien prima di tutte le cose è perché è assai antico, ed ecco la ragione per cui il libro di Flamel era assai antico.
Fulcanelli, sempre estremamente discreto, si limita a ricordare nel suo studio sul Libro delle figure geroglifiche la notevole antichità del soggetto dei saggi. Detto ciò bisogna ancora sapere cosa gli Alchimisti chiamano in realtà antimonio, perché bisogna prender atto che il loro antimonio non è l’antimonio volgare.
ccccSi possono trovare delle indicazioni sulla Cabala in un libro assai strano, Il sogno di Polifilo scritto da Francesco Colonna, così come in alcuni articoli pubblicati nel XIX secolo da Grasset d’Orcet, ma pure quest’ultimi sono cabalistici!
ccccTutto ciò ha affascinato persone come Raymond Roussel e André Breton; penso a tal proposito che la reale chiave di lettura sia la cabala tradizionale e secondo me bisogna trasformare il testo in immagini e poi rileggere l’immagine come un rebus per ritrovare alfine il senso reale. Dicendo tutto ciò non si capisce l’utilità di spendere tante energie per leggere questi grimoires 13 che non contengono forse dopo tutto che rivelazioni come «La marchesa prende il tè alle cinque».

 

Un esempio di emblema alchemico? La Melancolia di Dürer

4.1 Presentazione
ccccPer dimostrare in maniera più chiara come un tema alchemico complesso può essere contenuto in un’incisione o in un quadro, ho scelto un’incisione famosa, la Melancolia di Albrecht Dürer.
Spesso si leggono, riguardo questa incisione, commenti quali: «Si sono attribuite a questa pagina strane e molteplici spiegazioni. Il significato dei numerosi oggetti e del quadrato magico non è stato esaustivamente spiegato per così lungo tempo e bisognerà rassegnarsi a non poter decifrare completamente il reale intento dell’artista» 14.
Precisiamo subito che questa incisione non è una figura da trattato d’Alchimia, ma è ciò che si definisce un emblema 15. Vale a dire un’evocazione di un tema generale come i quattro elementi, la natura, i sette peccati capitali…; nel caso preciso che tratteremo il tema esaminato potrebbe essere una frazione della Grande Opera. Vedremo a qual punto quest’evocazione sia calzante, ma essa non sembra fornire informazioni operative dirette 16.

4.2 Saturno e la melanconia
ccccPer una presentazione globale dell’incisione, farò riferimento al grande specialista di arte ermetica J. Van Lennep che ha raccolto un gran numero di studi apparsi sul soggetto 17.

… La teoria degli umori, che già era presente ai tempi di Aristotele e che fu resa sistematica partire da Galeno, distingueva quattro «temperamenti» nella specie umana: sanguigno, collerico, flemmatico e melancolico. Quest’ultimo determinato, si credeva, dalla «bile nera». Essa traeva per altro il nome dal greco mélaina chole (melaina kolh) indicante tal tipo di bile… Questa teoria, che si inscriveva in una visione dell’universo ove ciascuna cosa era in rapporto simpatico e dove il microcosmo umano nient’altro era che un riflesso del macrocosmo, determinò una visione sistematica dell’individuo. Costui, secondo il suo temperamento, veniva messo in rapporto con un dio, un pianeta, un elemento, una stagione. Così la melanconia fu associata a Saturno, certamente in quanto ambedue ombrosi e neri; tale connessione sembra esser stata stabilita nel IX secolo dagli Arabi… Il dio e il suo temperamento furono da allora accolti da filosofi, poeti, teologi, artisti, sapienti e alchimisti. La scala di sette gradini sarebbe stata il simbolo delle sette arti liberali fra cui la geometria che fu nel Rinascimento dedicata a Saturno e considerata come l’attività mentale dominante; l’insieme di oggetti: poliedro, sfera, compasso, si innesta in questo aspetto.

Voglio ricordare che il dio Saturno è associato al Piombo che ossidato assume il colore nero. Continua Van Lennep:

Dalla fine del Medioevo, la melancolia fu individuata da una donna che trova la sua origine nella «Tristezza» del Roman de la Rose. Questa «Dama melanconica» non era alata; Dürer senza dubbio così la rappresentò per metterla in relazione con Saturno – Chronos, dio del tempo, il che spiega la presenza della clessidra. Dürer la effigia con un viso ombroso, fatto assolutamente originale, per evocare il suo sintomo, la nerezza della bile… Il carattere nefasto di questo Dio è suggerito dalla cometa che illumina i cieli, dato che le comete annunciano sempre calamità.

4.3 L’aspetto alchemico
J. Van Lennep segue dunque l’interpretazione galenica per questa incisione, poi si sposta sull’ipotesi alchemica, per la quale chiama in causa Dom Pernety
18: «I Filosofi denominano Regno di Saturno il tempo dominato dalla nerezza, in quanto chiamano Saturno la nerezza stessa; vale a dire che quando la materia ermetica è messa nel vaso è qual pece fusa…»; la melancolia coincide perfettamente con il simbolismo saturnino. «Si è dato questo nome alla materia al nero, senza dubbio dovuto al fatto che il colore nero ha qualcosa di triste e che l’umore del corpo umano chiamato melancolia è visto come una bile nera e cotta due volte, causante vapori tristi e lugubri». È dunque adesso chiaro, senza giochi di parole, che l’incisione può ben riflettere il regno di Saturno degli alchimisti come l’umor nero aristotelico.
Notiamo nella parte sinistra dell’incisione, vicino al poliedro, la presenza di un crogiuolo di Hesse, posto in un recipiente e avvolto dalle fiamme: in realtà questo simbolo resta ambiguo potendosi attribuire direttamente all’alchimia operativa o anche come richiamo al carattere saturnino attribuito agli alchimisti. Possiamo proseguire la spiegazione della figura seguendo sempre Van Lennep:

Lamb13.jpg (43502 byte) Il padre nel suo amore inghiotte il Figlio:
Dell’anima e dello Spirito si sazia tutto il corpo
Lambsprinck, Sulla pietra flosofale, Emblema XIII

Il benedettino (Dom Pernety) attribuisce importanza al fatto che Saturno divora i propri figli – «è che stante il principio primo dei metalli e la loro prima materia, esiste solo la proprietà di dissolverli radicalmente» – questa voracità dell’orco non deve essere dimenticata allorché si vedano dei fanciulli giocare vicino alla melancolia… Giove sfuggì a questo triste destino perché sua madre Rea gli sostituì una pietra avvolta in un panno che Saturno inghiottì senza osservarla.
Il regno di Saturno dura tanto quanto la nerezza; sembra assorbire tutto, fino al sasso stesso che gli vien presentato al posto di Giove, dopo di che tutto è dissolto… Poi Saturno vomiterà il sasso inghiottito; la materia dei Filosofi che era terra, prima di essere ridotta in acqua per mezzo della sua dissoluzione, ricomincerà ad apparire al momento in cui il color grigio comincerà a manifestarsi. Allora Giove, che null’altro è che il color grigio… comincerà a manifestarsi.

Maier12.jpg (50175 byte) La pietra che, divorata da Saturno al posto del figlio Giove, fu da lui vomitata, è posta sull’Elicona quale monumento ai mortali
Michael Maier, Atalanta fugiens, Emblema LII

Alchemicamente quest’episodio chiarisce perché Dürer inserisce il talismano, o quadrato magico di Giove 19, nella sua incisione: «… Giove è destinato a regnare sul microcosmo alchemico». In tal senso possiamo considerare che la bilancia sia una ripetizione di questo talismano che, ci dice Alberto il Piccolo, deve essere proiettato su una placca del più puro stagno d’Inghilterra nel momento in cui la costellazione del pianeta sarà ascendente e la luna farà il suo ingresso nel primo grado del segno della Bilancia.

4.4 Qualche considerazione
Non ho riportato per esteso il testo di Van Lennep ed è certo che il suo considerevole lavoro illumina notevolmente il senso dell’incisione; spero dunque di non aver snaturato eccessivamente il suo pensiero con le mie parziali citazioni. Penso piuttosto che sia possibile procedere ulteriormente nell’interpretazione alchemica. Per definire il concetto di Regno di Saturno, leggiamo qualche riga dall’Entrata aperta al palazzo chiuso del Re di Ireneo Filalete
20, l’alchimista preferito di Newton:

… questo regime è perfettamente lineare per quanto concerne il colore, perché non vi è altro che un colore: il nero più nero. Non si vede né fumo né vento, talvolta il composto è secco e talvolta bolle come pece fusa. Che mesta visione, specchio della morte eterna, ma quale felice messaggero per l’Artista! Perché essa non è una nerezza comune, ma più brillante del nero più profondo… Al nero Saturno succede Giove, che porta un altro colore… vedrai colori cangianti e una sublimazione circolante.

Questo brano giustifica con chiara evidenza l’aspetto del mare e l’alone che comincia ad apparire. Possiamo spingerci ancor più lontano, in realtà, perché il regime di Saturno viene osservato durante la cottura finale della Pietra: quello che gli adepti chiamano il fuoco di ruota e la mola sopra la quale se ne sta solo e abbandonato il Putto acquista così tutto il suo significato, tanto più che gli alchimisti ci assicurano che questa parte dell’Opera non è altro che lavoro da donne e gioco da bambini, cosa che si può vedere in maniera più chiara in un quadro sulla melancolia dipinto da Lucas Cranach (cfr. Van Lennep, p. 303).

Maier22.jpg (44460 byte) Fai l’opra delle donne col piombo candido, cioè CUOCI
Michael Maier, Atalanta fugiens, Emblema XXII

Un fatto assai attraente è quanto segue: aprendo il Dizionario mito-ermetico di Dom Pernety si trova il seguente termine: «Echel: Materia dell’opera al nero più nero, o perfetta putrefazione». E non saremmo allora in presenza di quella cabala fonetica di cui ci parla Fulcanelli, e la scala (échelle in francese) non ci fornirebbe il vero titolo dell’incisione? Il levriero è a mio avviso un richiamo alla materia del composto che gli alchimisti definiscono di buon grado come lebbrosa e Fulcanelli ci ha spiegato che la lepre è generalmente un’immagine di questo prodotto.

Maier02.jpg (45121 byte) La terra è la sua nutrice
Michael Maier, Atalanta fugiens, Emblema II

La sfera in alchimia non pone problemi d’interpretazione particolari: essa è l’immagine del forno alchemico, o Atanor. Sarei tentato di spiegare il poliedro come segue: sappiamo che esistono cinque solidi platonici, il tetraedro, il cubo, l’ottaedro, il dodecaedro e icosaedro, ciascuno considerato come perfetto per l’alto grado di simmetria senza la quale il poliedro rappresentato viene considerato imperfetto. Il solido incompiuto dell’incisione è il simbolo di una pietra filosofale ancora in corso di preparazione come ci dimostrano gli utensìli sparsi attorno alla Melancolia; per il momento sono inutili, in quanto bisognerà attendere ancora per molti giorni che l’opera di Saturno sia compiuta. La Melancolia è alata, ma non può ancora volare; vale a dire, come dice il Filalete, che la materia non è ancora sublimata; potrà prendere il volo quando il tempo sarà scorso e la campana provvederà a riscuoterla.
ccccPer me la Melancolia del Dürer è essenzialmente un emblema alchemico, si tratta di certo d’un lavoro commissionato nel quale un certo numero di dettagli sono stati fissati con disposizione precisa; le numerose allusioni allo stato malinconico sono forme esteriori destinate a dirottare il profano dal senso reale dell’incisione. Il genio del Dürer risiede nell’aver fatto di questi elementi contrastanti un insieme coerente.

 

Conclusioni

ccccNicolas Valois, uno degli alchimisti di Flers de l’Orne (assieme a Nicolas Grosparmy e Pierre Vicot) 21, scriveva a suo figlio nel 1445: «La pazienza è la scala dei Filosofi e l’umiltà l’ingresso al loro giardino». Possiamo adesso riguardare le figure della Signora Saggezza che ci accoglie sul portale di Notre Dame a Parigi e del Giardino ermetico che ci raffigura Michael Maier nella XXVII tavola dell’Atalanta fugiens.

Maier27.jpg (46623 byte) Chi tenta di entrare nel Rosario dei Filosofi senza chiave è pari a un uomo che vuol camminare senza piedi
Michael Maier, Atalanta fugiens, Emblema XXVII

La Saggezza ci mostra il libro aperto, quello delle apparenze esteriori e del senso comune del simbolo, e il libro chiuso ci ricorda che esistono anche sensi nascosti che non si lasciano facilmente svelare. Adesso sappiamo che il libro chiuso è anche la materia foliata sotto l’aspetto di un libro e sulla quale bisognerà dunque applicarsi (aprire per operare); dovremo allora effettuare le operazioni successive simboleggiate dalla scala dei Filosofi che dovremo ascendere scalino dopo scalino.
ccccLa porta del giardinetto ermetico è chiusa da numerosi serramenti ed è vano tentare di realizzare la Grande Opera senza le adeguate conoscenze; bisogna anche sapere che una chiave in Alchimia è un solvente ed è dunque vano, allo stadio dell’Opera cui Maier si riferisce, fare qualunque operazione senza aver determinato preventivamente il giusto solvente da utilizzare. Pertanto sotto l’aspetto morale di queste due figure si cela un secondo senso in sintonia con le regole della diplomazia.

Lamb06.jpg (46165 byte) È una grande meraviglia e un’astuzia straordinaria
Ottenere da un dragone la Medicina Suprema
Lambsprinck, Sulla pietra flosofale, Emblema VI

Siamo dunque tornati alla condizione iniziale, dopo aver intravisto l’unità del mondo simbolico e del mondo sperimentale dell’Alchimia. Possiamo dunque concludere questo lavoro con la figura del drago Ouroboros (quello che si morde la coda, Draco qui caudam devoravit), studiato a fondo da C.G.Jung 22, simbolo dell’unità del mondo (en to pan, en to pan).

Maier14.jpg (42118 byte) Ecco il drago che si divora la coda
Michael Maier, Atalanta fugiens, Emblema XIV

 

Alcune considerazioni
ccccIl titolo iniziale del lavoro era «Trasmissione tradizionale di un sapere scientifico, l’Alchimia». È chiaro che l’aspetto scientifico non è stato sfiorato nel corso del saggio, già lungo, che qui si conclude; m’è parso invece più importante dimostrare anzitutto come numerose conoscenze si sono potute trasmettere sotto una forma che non ci è punto consueta, prima che il metodo scientifico prendesse campo totale. Per me il carattere scientifico dell’Alchimia è essenzialmente legato al primato costantemente riaffermato dell’esperienza sulla teoria, in totale opposizione ai tentativi come quelli di Cartesio, per esempio, per il quale l’esperienza non costituisce che una verifica delle teorie precedentemente elaborate. Ciò non significa che gli alchimisti siano stati esenti dal creare teorie anche assai elaborate, ma bisogna essere estremamente prudenti nell’interpretarle e non dimenticare mai le regole della diplomazia: Fulcanelli ci ricorda d’altronde costantemente a tal riguardo che lo spirito vivifica, mentre la lettera uccide.
ccccL’esplicazione del verso di Florian «Le noci sono assai buone, ma prima bisogna aprirle» può essere il seguente: la Pietra Filosofale, come si presenta all’esito dell’ultima operazione, appare inglobata in una ganga cristallina che la fa assomigliare ad un riccio di castagna, ed è per questo che la si raffronta alle nostre famose noci. Bisogna ancora riuscire a crearla!

 


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