Molte delle difficoltà che si
incontrano nella costruzione dei nostri modelli
di riferimento dipendono dalle vecchie diatribe
che contrappongono soggettività ed oggettività,
ma più in particolare da una interpretazione
molto restrittiva del termine oggettività. Essa
viene concepita come applicabile solo nei casi di
misurabilità o di deliberata riproducibilità di
fenomeni, di
qualsiasi genere essi siano.
Ci sembra che, facendo riferimento
solo al campo dell'esistenza e non a
quello dei contenuti, si possano portare esempi
di fenomeni oggettivamente percepibili da tutti,
ma che non possono essere né definiti né
misurati. Per fare un esempio, l'atto di essere coscienti è un
fenomeno interiore che tutti possono percepire,
ma che certamente non può essere misurato né
definito. Non si tratta però di una semplice
categoria astratta. Il contenuto dell'atto di
essere cosciente è invece sicuramente
soggettivo.
Se si accetta il punto di vista
espresso, allora ne consegue che il mondo
dell'oggettività si estende oltre ogni limite, creando le
premesse per una ricerca interiore
nella quale non ci si deve più sentire limitati
dalla solitudine della soggettività.
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