Non voglio entrare nel merito di
una disputa teologica che non mi appartiene per
fede né per livello culturale (una volta tanto,
mi ritengo con orgoglio una bestia). Ma quanto
asserito qualche settimana fa da Civilità
Cattolica, rivista dei Gesuiti le cui bozze
passano al vaglio della Santa Sede, mi pare di
una gravità e, mi si perdoni l'ardire, di una
brutalità degna della peggiore Inquisizione.
"E' uun errore riconoscere diritti agli
animali. Non ne hanno e non ne possono
avere", scrive l'autorevole organo del
potentissimo Ordine religioso attaccando
l'animalismo "forte ed estremo" che osa
sostenere che questi possono soffrire o provare
piacere. Levata di scudi di più o meno
autorevoli, comunque sinceri, amici dei nostri
amici non umani: da Anna Maria Procacci a Giorgio
Celli, persino a monsignor Mario Cianciani, tutti
bollano l'affermazione di preoccupante chiusura,
ignoranza, obsolescenza.
Non basta. Tale pronunciamento può avere (e
avrà) effetti devastanti nella vita di tutti i
giorni di quattro |
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zampe già
maltrattati, malmenati, massacrati da chi fa
della propria ignoranza e brutalità uno
stendardo: ma di ciò, chi vola alto sulle ali
della Teologia non può ne deve curarsi, mi si
risponderà. Però della Storia sì; e
questideliri li abbiamo già sentiti qualche
annetto fa, a proposito di minoranze allora
umane: portarono 6 milioni di morti nei lager,
fra il complice silenzio di chi, per cosiddetta
"autorità morale", avrebbe potuto e
dovuto fare qualcosa.
Grazie, Civiltà Cattolica. San Francesco - ma
che importa non era gesuita - si rivolta nella
tomba: avete dato una bella mano a chi come noi,
lontano dall'animalismo estremo, umilmente si
danna l'anima per indurre tutti a portare
maggiore rispetto verso creature a cui l'uomo ha
tolto diritti che per natura possedevano ...
anima, che dico: sono una bestia, quindi non la
posseggo. |