Dimissioni

A nessun fratello dovrebbe essere permesso dimettersi, a meno che egli non sia in regola col pagamento delle capitazioni. Alcune loggie comunque, a causa di un erroneo senso di gentilezza, hanno permesso ai loro membri di dimettersi piuttosto che ricorrere alle sanzioni penali della sospensione o dell’espulsione; tutto ciò è manifestamente sbagliato. Se un Massone non è degno di appartenere a una loggia in particolare, allora non vi sono ragioni perché egli possa appartenere all'ordine in genere. Inoltre l’accettare una lettera di dimissioni è una specie di tacito riconoscimento del fatto che il membro dimissionario non sia passibile di alcun rimprovero. Così facendo altre logge potrebbero essere ingannate, permettendo l'ammissione di coloro che sarebbero dovuti essere originalmente curati o espulsi (1) dalla loggia dalla quale si erano dimessi. La dimissione di un membro cessa ogni collegamento tra lui e la sua loggia originaria, ma non influenza le sue relazioni di tipo generale con l'ordine, né tantomeno i suoi doveri obbligatori di Massone.

1. Quæ sanari poterunt, quacunque ratione sanabo; quæ resecanda erunt, non patiar ad perniciem civitatis manare. – Cicero in Catalin.